Thursday, February 5, 2009
Che qualcosa che non va
Por algunos dias he tenido un pensamiento maldito sovre el recuerdo y el mensaje de el Che y los revolucinarios en el mundo. Vabbè il mio spagnolo non si distacca ancora troppo dalle gite nella penisola iberica, ma che ci volete fare, i miei pensieri linguistici ultimamente si stanno concentrando su un altro idioma (e vai col Pinyin!).
Dunque si parlava del Che, o se volete, del comandante Ernesto Guevara, detto appunto il Che. Che (in italiano) poi "Che" è l'equivalente (eh, adesso avete capito perchè ho scritto "in italiano" prima) di "man" in inglese se non vado errato. Vabbè enough di cavolate. Il punto è che ho visto di recente i(l) film di Soderbergh con Benicio del Toro (bella interpretazione, la parte 1 migliore della parte 2) e ovviamente essere qui negli States più che in altri paesi permette riflessioni con prospettive più...diciamo...originali rispetto alla rossa Europa sul Che, su Cuba, sulle rivoluzioni e su cosa significhi essere rivoluzionari in generale. Infatti non è che ai suoi tempi il Che fosse l'idolo delle masse qui, e pure oggigiorno non è benvoluto come dalle nostre parti. Anche se Hollywood e la moda in generale lo idolatrano, la gente comune è un pò più scettica su questi comunisti (d'altro canto la sola parola comunismo qui è una specie di bestemmia). Già. La moda. Ed eccoci al vero punto del post (scusate la lunga introduzione, dopo un pò che non scrivo tendo ad essere prolisso). (Sì, me ne rendo conto, ho usato la parola prolisso, ndg). Guardate questo video e capirete di cosa sto parlando.
Punto primo: sono assolutamente d'accordo con il commento finale di DiRiviera, DeRivera o come diamine si chiama (se ascoltate la pronuncia del commentatore è impossibile capirlo): Che Guevara è il re del marketing. E questo lo farebbe impazzire di rabbia se lui fosse ancora in vita. E secondo me questa è una vittoria culturale del capitalismo ai danni del comunismo. Cerco di spiegarmi meglio. Anche se molte persone usano o espongono l'immagine del Che perchè ne condividono veramente gli ideali di libertà (un pò diversa dalla freedom professata dagli US of A), lotta contro le ingiustizie sociali per ribaltare sistemi oppressivi e corrotti, ci sono due controindicazioni: la prima è che ci sono altrettante se non di più persone che espongono la stessa immagine senza assolutamente saperne nulla, solo perchè fa figo o perchè è di moda. La seconda perchè anche i "consapevoli" la maglietta o la bandiera la comprano da qualcuno. E quel qualcuno nel 90% dei casi è un imprenditore dedito (per definizione) al profitto. Magari quel berretto con l'effigie del Che è stato prodotto in qualche Paese meno sviluppato da un bambino lavoratore sfruttato. E il cerchio si chiude. Anche quando l'immagine del Che viene usata per promuovere i suoi ideali, ne beneficia decisamente chi di quegli ideali, di quel modo di vedere il mondo, è esattamente il nemico. Insomma capitalismo 1 - comunismo 0. Palla al centro. E, data la storia, fischio finale. Personalmente trovo incredibile come il sistema capitalista trovi il modo di marketizzare, mercificare qualsiasi cosa. Parlo sia del modello in sè che delle sue degenerazioni, che sembra stiano diventando sempre più politicamente accettabili. Che si mercifichino le cose (la roba pirandelliana) è ovvio. Ma non ci si ferma lì. Si mercificano le persone (o parte di esse, pensate al mercato degli organi). Non penso alla prostituzione, quanto al lavoro. Gli schiavi (perchè questo sono, chiamiamo le cose col loro nome) che raccolgono i pomodori in Puglia a quelli che puliscono i giardini o lavorano nei ristoranti in the US of A, soprattutto vicino ai fantomatici borders, anche se non è che in questa città manchino. Si mercifica il pensiero (la parole copyright e patent vi dicono nulla?). Si mercificano le emozioni (e qui si parla di televisione in generale, con Reality Show in testa alla lista). Che il Che o Mao o chiunque vengano mercificati non può e non deve stupire. Checchè (l'accento è importante) ne dica il video, anche Hitler viene mercificato. Pensate a quanti film sui nazi sono stati fatti. E per molti di essi la parola "arte" sarebbe abusata, quindi servivano solo a fare i soldi (detta in soldoni).
Tutto per generare profitto.
Qui negli States la centralità del denaro è impressionante. Alla fine della giornata, dopo tutti i discorsi, dopo tutte le considerazioni, cià che veramente conta qui è il signor biglietto verde. Traspare anche quando non è palesato esplicitamente.
Punto secondo. Strano che due rifugiati negli States parlino male dei Paesi da cui sono sfuggiti. Detto questo, anche queste due persone hanno dei punti condivisibili. Mao, a parte unificare e liberare la Cina dai nippo, ha sicuramente fatto molte cose imperdonabili, si sa. Il fatto che non si potesse ascoltare o suonare musica americana o occidentale a Cuba è (era?) sbagliato. Capisco l'odio verso l'imperialismo occidentale in generale, ma cosa c'entrano (c'entravano?) le note scritte dai fratelli qui ad harlem o suonate a woodstock? mah.
Punto terzo. Che Guevara ha presieduto numerose fucilazioni dopo la vittoria della rivoluzione cubana. E ha sbagliato. Certo mi rendo conto che non tutti possono essere Gandhi, ma uccidere è sempre sbagliato. In più mi ha sempre dato da pensare il concetto di rivoluzione armata. Sono da molto molto tempo un sostenitore della Teologia della Liberazione (Boff, Gutierrez, Romero), ma l'idea del frate col mitra mi ha sempre fatto sentire uncomfortable (non mi ricordo l'esatta parola in italiano).
Certo che a pontificare su queste cose siano i commentatori di un Paese che è l'unico ad aver sganciato l'atomica e la mena a tutti gli altri che ce l'hanno o vogliono averla, che è ancora impegnato in una guerra unilaterale costruita su menzogne, che ha prodotto Guantanamo eccetera fa veramente pensare alla storia del dito, la luna e la trave.
Bene, mi sa che ho dimenticato di scrivere qualcosa, ma questo post già è bello lunghetto. Fatemi sapere che ne pensate. E' passato qualche anno dalle passioni liceali (forza Pablo), ma non mi sento ancora per nulla un totale disilluso dall'idealismo (che espressione!), poi sarebbe fuori moda in tempi obamiani. E voi?
Hasta la victoria, siempre!
P.S: parlando di idoli rivoluzionari, sono rimasto molto rattristato nel sentire da una mia amica messicana che molti ex membri dell'EZLN, ora che la lotta si è interrutta da un pò di tempo, sono diventati un problema sociale, in quanto alcolizzati. Un pò di amarezza, ma il fatto che l'EZLN abbia abbandonato le armi per utilizzare strumenti più diplomatici mi è sembrato un gesto di maturità "rivoluzionaria" (azzardiamo un riformista qui?)
Monday, February 2, 2009
A furia di scavar mi ritrovai in Inghilterra
Bene, è un pò che non aggiorno il blog. Avvenimenti di una certa importanza si sono accavallati da questa e dall'altra (sono un pò confuso su quale sia quale per me, di questi tempi) parte dell'oceano. Ne parleremo, non temete. Ma in questa serata così, un pò fredda ma non troppo, con la neve sulla Tercel che un pò si è sciolta e un pò si è ghiacciata e non verrà mai via, e il vento che per un giorno ha deciso di scioperare (per fortuna), i miei pensieri viaggiano all'estrazione del petrolio. E voi direte: "Bene, finalemente un pò di carne sul fuoco, Iraq, Alaska, Bush, Palin (drill baby drill, ve la ricordate? qui se la stanno già dimenticando), DAJE Giambo!!!(per gli amici romani)!!!!". E invece no. La mia attenzione è concentrata su un noto petroliere scaramantico italiano, e sul suo ultimo strumento di estrazione del petrolio dal suo portafoglio: la TRIVELA. Ebbene sì, dopo vari mesi passati ad incantare tutti i tifosi sui campi di calcio (ma solo quelli di allenamento), Quaresma se ne va in prestito gratuito al Chelsea. Ricordiamo che el Trivela era stato il colpo del calciomercato estivo, 18 milioni di euro all'ultimo secondo, per completare la rosa di Mourinho, la ciliegina sulla torta per sfondare tutti sulle fasce. Bene, in questo momento sento la canzoncina dei "coccodrilli" che faceva la Gialappa's sui calciatori che terminavano la carriera o se ne andavano a giocare in qualche altro paese, e ricordo la mia profezia di quando fu acquistato e gli prospettavo un radioso futuro alla Van Der Meyde. A volte aver sempre ragione (che sembra poi lo sport nazionale di maggiore successo in Italia ultimamente) è quasi noioso, lascia un retrogusto amaro sulla risata, come le battute di Sordi e Gassman nella "Grande Guerra". Quaresma lo voglio ricordare così, con le prime trivele nella partita d'esordio e quei gol che avevano fatto gridare il presidente degli onesti (e dei succubi del malocchio) al "fenomeno!". MA ANCHE (sono proprio un veltroniano, eh) con le poltrone delle mille tribune che si è fatto e che solo lui sapeva sco(a)vare allo stadio. Il calcio è un business, ma ancora riesce a regalarci favole magiche come quelle di Ricardo, che ci toccano nel profondo. Non lo dimenticheremo (?!?), nemmeno quando appenderà le scarpe al chiodo per dedicarsi all'attività di famiglia: una ditta di scavi. A mille ce n'è...
P.S: ho pubblicato questo post consapevole della possibile (anzi probabile) super prestazione che el Trivela fornirà contro la Juve in Champions, visto che ora è al Chelsea. Detto questo mi tocco, ma non ho saputo resistere.
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