Monday, March 31, 2008

A mille ce n'è....


Questa è un storia. Ma non una storia come tante. E' la storia di 2 ragazzi e di una città che non dorme mai. E' una storia di pirati, miracoli e avventure in luoghi della fantasia (malata, di chi li ha creati e ci lavora). E' una storia di suoni, di creature (sì, sì, creature), di sacro e di profano, e di come sia facilissimo passare dall'uno all'altro con poche ore di sonno.
Ma cominciamo. C'era una volta, non tanto tempo fa, un giovane dottorando che, ormai stufo di stare nel luogo abitato più simile al Polo Nord (= Toronto), decise di risparmiare 2 dollari e prendere il pullman anzichè l'aereo per andare a visitare quel che rimaneva di un suo amico (dottorando pure lui), in una strana e famosa città.
Il viaggio fu molto piacevole, condito con una quasi rissa con la guardia al confine (come dire, la furbizia ai massimi livelli inimicarsi chi responsabile di garantirti l'accesso nella land of freedom) e più o meno 2 minuti di sonno effettivo.
L'arrivo promise bene: a New York da più o meno un mese faceva bel tempo, ma quel giorno decise di piovicchiare un pò (welcome to America, man!), giusto per gradire.
L'amico lo aspettava nella sua umile (?) dimora, cioè il castello incantato che molti chimano I-house, dove per l'occasione aveva incastrato come nel tetris tutti i pezzi del suo buco di camera per farci stare un materasso in più.
Gli amici finalmente riuniti decisero di avventurarsi nell'oscuro dungeon culinario denominato cafeteria della casa, dove furono confrontati dalla prima creatura mitologica del viaggio, il messicano Pandemiro la cui frase preferita è "pobresito", sugli ultimi risvolti calcistici del campionato italiano.
Potremmo raccontarvi del pomeriggio per le strade newyorchesi, o della migliore pizza della città al N. 28, ma anche no.
Ed ecco i nostri eroi, si avventurano nella terra incantata denominata Greenwhich Village, caratterizzata da locali di una certa importanza (ricordiamo tutti il Negril). Infatti ben presto i nostri si trovarono intrigati dal "blak fat pussycat", che suonava decisamente come un luogo di calsse. Il guardiano della casa, una montagna di ciccia e muscoli (il fratello buttafuori) dimostrò un'arguzia non comune nel lasciar entrare Bobo con il passaporto scaduto (dopo averlo analizzato attentamente con gli occhiali da sole, per vederci meglio la notte), a dimostrazione del fatto che NYC non è San Diego (alleluiah). Il piano superiore della gatta, con un potente aspetto neogotico e un fratello dj che usava solo il suo mac per mixare (della serie lo faccio anch'io a casa mia) sembrava non soddisfare le aspettative dei nostri amici, che quindi si diressero al piano di sotto, dove la vera festa stava per cominciare!!!!
La band della casa stava infatti iniziando a suonare, capitanata dal chitarrista ebreo, che dopo due minuti si era già scazzato per la fastidiosa presenza della classica tipa stinca che si mette a ballare scompostamente sotto al palco. Grandi attrazioni della serata i supernonni che si scatenarono in danze rituali dei loro tempi (gli anni '30 probabilmente), le due sorelle di stazza invidiabile che prima coprivano la vista della band ai nostri prodi , e poi in pista li punirono son un paio di culate letali, ma soprattutto la celeberrima "mossa del Gorilla" sfoderata da Bobo in replica delle magie di capodanno! Niente affatto male.
Nel rientrare, i nostri risolvettero il dilemma della fermata della metro a cui scendere (linea A,B,D: 116esima e morire, è infatti la famosa fermata del pulotto col mitra, oppure 125esima e farsi due passi per Harlem, ma in zona sicura) optando per la vita.
La giornata seguente fu caratterizzata da tre eventi di una certa rilevanza: la passeggiata dal lato più a sud di Manhattan fino al ponte di Brooklyn ("ma tanto è vicino" citazione di Bobo, ..... "ma vaff!" , citazione interiore di Giambo 1 ora di cammino dopo);
la merenda al Metropolitan museum, a base di fragole e cioccolata, formaggi assortiti e prosecco, con musica classica di sottofondo suonata dal vivo, con visita al tempio di Dendur a seguire; (qui bisognerebbe anche ricordare il tributo di Bobo alla cultura: davanti alla possibilità di entrare solo pagando un'offerta libera, di entità minore a 10 dollari, il nostro decise di fare il signore pagandone 8, anche dopo che la cassiera incredula gli chiese se ne era proprio sicuro);
la visita in cima alla Rockefeller Tower, comunemente chiamato Top of the Rock (di cui potete ammirare la vista nelle immagine). Fu in quella occasione che verificò il miracolo dell'infermo! Un signore di mezza età, infatti, giunto sulla sedia a rotelle fino a 3 metri dalle barriere di protezione, si ALZO' e CAMMINO' fino alle barriere per ammire meglio il panorama. Lazzaro gli fa un baffo...(vedi video)



Ma il meglio doveva ancora venire. Fu così che i nostri eroi si diressero sabato sera alla volta del cafè WHA? , luogo mistico e vagamente allusivo (almeno dall'esterno) a tonalità hardcore RAGGAETON. Serata indimenticabile, condita da una serie di personaggi che, forse, risiedono solo nell'immaginazione collettiva, ma che si materializzarono uno dopo l'altro (ma anche contemporaneamente) dinanzi ai nostri baldi giovincelli. La prima fu Gabriela, la stinca di Haiti, ben presto abbordata dal vecchio maniaco chic del locale. La sorella (in tutti i sensi) di Gabriela, Stephanie, era uscita a seccarsi con lei, lasciando i 3 figli a casa (col papà eh, mica da soli). Tralasciamo i dettagli della cameriera-immagine : una bona incredibile che però misteriosamente passava avanti e indietro senza mai servire nulla.
Il vero centro dell'attenzione era però la band, composta da personaggi incredili:
- il batterista, incassato nel suo gabbiotto, si mimetizzava perfettamente (in qunato potentissimo fratello) nell'oscurità e la sua presenza era rivelata solo dal suono che produceva e da qualche lampo di luce lanciato a caso nella sua direzione di tanto in tanto, giusto per controllare
- il giro dei cantanti: cioè mastro lindo, che dal pubblico è salito a cantare senza motivo apparente; il cantante latino, con la sua coda di cavallo; ma soprattutto lei: Tony (eh già i nomi a volte ingannano!). Una potenza di voce nascosta nel corpo tracagnotto e tatuato di un altra quanto un comodino (e di apparenza non tanto dissimile) che al posto dell'acqua per schiarirsi la voce beveva scotch con nonechalanche (non so come si scrive). Ma che voce ragazzi, veramente bellissima!
- Lerch. Il video si commenta da solo...
- Il leader, anche detto pirata Roberts per l'enorme orecchino tondo), ma nella realtà chiamato Reverend Conner Mack Tribble. Non è un pastore vero, ma le prediche le faceva lo stesso. E suonavano tutte del tipo: "Per Pasqua, spero che vi stinchiate tutti e così celebriamo la mattina di Pasqua con una bella sbronza!". Un uomo poliedrico, con un chitarra ormai usurata che però spacca ancora un casino (nel senso che suona bene, non che la rompe).


Insomma, una serata davvero indimenticabile, con il tocco finale del metro che non partiva più alle 4 di mattina (vedi foto della gente che nel metro ci lavorava, alle 4 di mattina della domenica di Pasqua...)

Ma abbiamo promesso che sarebbe stata anche una storia di sacro, non solo di profano, ed ecco che infatti i nostri sleepless eroi si incamminarono poche ore dopo (alle 10)
verso la redenzione: ovvero la mitica St. Joseph, che sfoggiava i soliti fratelli entusiasti, la band jazz al completo (incredibile come sempre), un prete ospite che fece il predicozzo su Obama (?!?) e 3 bimbetti battezzati, tra cui il piccolo Michael era ovviamente il migliore! Nonostante la presenza dell'ateo, l'acqua santa di St. Joseph non evaporò, che sia iniziata la conversione?????

A mille ce n'è.....a New York di fiabe da narrar (da narrar in farsetto), venite con me....venite tutti quanti al cafè WHA? (al cafè WHA? in farsetto)