Thursday, December 6, 2007

Underground stories

La metro a New York non è solo un fantastico mezzo di trasporto, che ti permette di arrivare praticamente in qualsiasi angolo di Manhattan e in molte parti degli altri districts (abolendo di fatto la necessità della macchine, cose che città come San Diego si sognano la notte, grazie alla GM), ma anche un’esperienza di vita. Innanzi tutto perché catalizza, soprattutto in certe ore del giorno, quel groviglio meticcio che è la popolazione della città, ovvero i newyorkers (mi domando quanti anni impiegherò a diventare uno di loro, se mai ci riuscirò). E qui tralascio l’argomento romantico sul fatto che chiunque, dal riccone al poveraccio, sono uniti nella calca (cosa impossibile a San Diego: sull’autobus solo neri, ispanici e studenti. Più qualche, raro, poveraccio bianco). In secondo luogo perché c’è sempre qualcosa o qualcuno che non ti aspetti, dal fratello che canta sul vagone, al predicozzo politico di cui nessuno sentiva il bisogno. Dalla bicicletta (?!?) al tuo vicino di posto che puzza immensamente. La tipa che si trucca ve l’aveva già raccontata. Quando poi scendi dalla metro, allora sì che può succedere di tutto: le porte si aprono e si può presentare una qualsiasi delle seguenti situazioni (tutte rigorosamente accadutemi, ma non necessariamente in quest’ordine):

- la tipa che sbocca, è sabato alle 2 di notte, 10 metri più in là c’è un tipo che suona la chitarra e canta pure bene, inframezzato dai conati. L’ardua decisione è tra deliziarsi le orecchie e lo spirito, cercando di ignorare la puzza, oppure spostarsi decisamente più in là

- i due tizi che non si reggono in piedi, questa volta è venerdì sera, ma apparentemente si sono fatti della stessa cosa della tipa che sboccava. Si tengono abbracciati e per poco non cadono sui binari, io e un altro li abbiamo letteralmente tirati per le giacche per evitarlo.

- è tutto tranza, tu aspetti per 20 minuti, sempre sabato notte, finalmente arriva la metro. Dal nulla spunta un tizio con una pettorina con su scritto “metropolitan transportation authority”. La metro si ferma, ma le porte non si aprono. Il tipo usa una specie di chiave, apre una porta del metro, la chiude, il metro parte. E tu rimani lì, ad aspettare per un altro quarto d’ora, e chiedendoti soprattutto: perché?

e la mia preferita:

- sei l’unico che scende a questa stazione, dove non c’è nessuno. Il metro riparte mentre tu ti incammini verso l’uscita. Avvicinandoti alla fine della pensilina, noti che c’è un uomo tra te e l’uscita. E pensi: mmm. Ti avvicini ancora un po’, l’uomo è un pulotto. Ah, ok dai. Quando sei proprio a due passi, noti il mitra che lui tiene in mano con nonchalance. Merda! Lui ti guarda, tu fai la faccia innocente, bofonchi qualcosa del tipo good evening sir, e tiri dritto. Tutto normale, dove non succedono queste cose? (aeroporti di milano e londra esclusi, per chi c’era).

Per concludere una piccola lista delle cose da non fare a new york se ci tenete alla pelle (e io le ho fatte tutte, nella mia ingenuità):

- entrare al mac e dire ad alta voce al tuo amico americano (che ti ha portato lì perché proprio non resisteva…): “Man: this is disgusting!”, con i tipi che ci lavorano che si girano a guardarti (male) e i tipi obesi che stanno mangiando con la salsa rosa che cola ovunque che si girano anche loro a guardarti (malissimo!). aggiungi che sei all’inizio di harlem, e sono quasi tutti fratelli.

- Parlare di hitler e razzismo in metro, tu e i tuoi 2 amici bianchi. Gli unici bianchi nella carozza.

- Perdersi alle 10 di notte nel queens, tu e i tue due amici bianchi (per fortuna qui il colore della pelle non influisce, in genere ti derubano senza discriminare, a noi è andata bene, abbiamo trovato una fermata del metro)

- Comprare i cereali al cioccolato nel supermercato più economico. Non sanno di cioccolato.

- Rispondere al telefono fisso. 9 volte su 10 te ne penti (il tipo che ha sbagliato numero, il sondaggista che non capisce che vivi in uno studentato e anche se glielo spieghi insiste con l'intervista, poi arriva il suo capo e senti attraverso la cornetta che gli dice che l'intervista non è utile perchè tu sei in uno studentato...CLICK!, il tipo fumato che vuole far nuove amicizie)

Sunday, December 2, 2007

First snow and Christmas story

Oggi è una giornata speciale: mi alzo, esco di casa per andare a messa e…questo è quello che vedo!!!!


Per citare lo zio Sam: “feels like home”. Quindi nel giro di 2 post siamo passati dall’autunno all’inverno, ma si sa, qui a new york è tutto fast…La cosa che rende la prima neve dell’anno un po’ più speciale, è che la mia amica Tailandese Jui (vedi post human rights) non aveva mai visto la neve, e parte venerdì prossimo per tornare definitivamente a casa!

Il secondo punto di questo post per me è fantastico : la miglior storia sul Natale che abbia mai sentito. Prologo: la settimana prossima qui all’I-House ci sarà una North-European Christmas cultural hour, e un tipo americano deve interpretare Santa Clause. Ieri quindi siamo a pranzo io , lui, un olandese, un tedesco e uno svizzero. Parte la domanda:”ma da voi Santa Clause è come da noi?”. Ed ecco la perla: l’olandese ci spiega che no, Babbo Natale da loro è un po’ diverso. Come? Beh, innanzi tutto viene dalla SPAGNA, e non dal Polo Nord. I bambini indirizzano le loro letterine a Santa Clause, Madrid, Spain. DAVVERO!!! Sono andato su internet a controllare, non è una palla! Seconda perla: non ci sono la slitta e le renne, ma Santa arriva su un battello a vapore!!! Capito? Dalla Spagna con la nave!!!! E per finire, ciò che veramente rende del tutto incompatibile il Babbo Natale statunitense con quello olandese: i piccoli aiutanti di Santa in Olanda sono NERI!!!!! Pensate ai piccoli bimbetti repubblicani qui negli states, che shock micidiale sarebbe!!!!
In realtà abbiamo trovato un compromesso per adattare il modello olandese a quello statunitense: bastano due piccoli ritocchi: il battello si trasforma in una galera romana, e i piccoli aiutanti in schiavi che remano, con Santa che invece di scudisciare le renne scudiscia i NIGGAS !!!!! È o non è la miglior storia sul Natale che abbiate mai sentito?